http://dionysos41.blogspot.it/2017/02/giovanni-de-cecco-concerti-ci-vivaldi-e.html
“Giovanni De Cecco ha, in proposito, qui costruito una registrazione ideale di che cosa si debba intendere, oggi, per interpretazione della musica barocca.[…] ”
“Ma abbandonatevi a questi concerti veneziani ripensati da un musicista tedesco e interpretati, direi quasi ricondotti in patria, da un musicista veneziano. Non c’è pagina che non strappi un sussulto di ammirazione, un contraccolpo di emozione, per la libertà del fraseggiare, la sensibilità del tocco, la fantasia delle soluzioni timbriche, che sul clavicordo sembrano illimitate. Bravo! come in ogni parte del mondo oggi, con parola italiana, si osanna l’artista che non tradisce l’etimologia della sua professione: fare arte. Unire cioè la precisione e l’efficienza della tecnica alla libertà creatrice della fantasia. In greco moderno la letteratura si chiama λογοτεχνία (logotechnía), tecnica, arte della parola, del discorso. E musica, viene da Μουσική (musiké, pronuncia antica, musikí, pronuncia moderna), che appartiene alle Muse. Eh sì! In fondo anche l’ARS latina è tecnica e arte, segno che le due cose sono indivisibili. E questo accade quando si ascolta Giovanni De Cecco suonare Vivaldi e Marcello trascritti per tastiera da Bach […]”
“E’ questo che c’insegna qui De Cecco: che quella libertà, quella fantasia, quella invenzione sono possibili, e vanno esercitate, sempre, qualunque sia lo strumento che si suona, e tanto più se poi si suona lo strumento per il quale il compositore di un tempo ha scritto e al quale pensava scrivendo. Bravo, Giovanni! To the next!”